Autismo e stress: il cortisolo
Quanto le persone autistiche sono più predisposte ad eventi stressanti e traumatici per motivi fisiologici o ambientali? Quanto un aspetto influenza l’altro e ne viene a sua volta influenzato?
Studi che analizzano l’influenza di vari ormoni sulle persone autistiche sono sempre molti. Una meta-analisi del 2022 di Junwei Gao ed altri (che trovate sulla rivista Frontiers in Psichiatry) mi ha però permesso di riflettere su quanto poco spesso come clinici valutiamo aspetti che sono intrinseci all’individuo o non causati dall’ambiente.
Ma cos’è il cortisolo e come questo influisce sulla percezione degli eventi?
Il cortisolo è un ormone prodotto dal nostro corpo (in particolare dalle ghiandole surrenali) per far fronte ad eventi stressanti.
Quando siamo in un momento di forte stress, reale o percepito, l’ipotalamo (presente nel nostro cervello) manda segnale di produrre cortisolo (nel modo complesso tipico del nostro corpo).
Nei momenti di maggiore tensione, il cortisolo determina l’aumento di glicemia e grassi nel sangue, mettendo a disposizione l’energia di cui il corpo ha bisogno per far sì che siamo pronti, prestanti e capaci di resistere e far fronte alle sfide che quel momento stressante ci sta portando.
Ma, come abbiamo visto nell’articolo sullo stress, quando gli eventi stressanti diventano tanti e prolungati nel tempo, il nostro corpo ne risente e si affatica, il cervello continua a mandare l’impulso di produrre cortisolo, che produce energia…e così via. Ma se il pericolo non è reale, quel cortisolo è superfluo. Il nostro corpo è come se fosse un’automobile perennemente in accelerazione senza marcia inserita. Consumiamo energia ma consumiamo anche l’auto. La mente va’ in mille direzioni differenti perché il nostro corpo le sta dicendo di stare in allerta, perennemente e continuamente in allerta.
Come mai esiste una correlazione (che sicuramente dovrà essere provata da ulteriori ricerche) tra cortisolo ed autismo? Come mai le persone autistiche hanno livelli di cortisolo più alti?
Le opzioni potrebbero essere due:
- il cortisolo è biologicamente prodotto in quantità maggiori nelle persone autistiche e questo, come suggerisce anche la ricerca menzionata, potrebbe aiutare nella diagnosi precoce
- Il cortisolo alla nascita ha gli stessi livelli per tutti, ma poi pian piano, nei bambini e poi adulti autistici, il livello di cortisolo resta spesso così sopra la norma che è difficile tornare a livelli bassi (e quindi di riposo)
Nel percorso di psicoterapia possiamo occuparci della seconda opzione, spesso vera per le persone autistiche e le loro storie.
Se sin da bambini ci si accorge che il la propria percezione del mondo differisce da quella della maggior parte delle persone, se il livello di stimolazione sensoriale a cui tutto il mondo ci sottopone è troppo elevato, se sembra che tutti comprendano dinamiche sociali spesso incomprensibili alle persone autistiche, il contesto in cui si è verrà percepito sempre come potenzialmente pericoloso, un pericolo che altri non percepiscono e che per questo avrà effetti ancora più forti.
E così il cervello suggerisce al corpo di prepararsi a resistere, sempre, ogni giorno, ogni attimo.
La maggior parte delle persone autistiche con cui ho lavorato mi raccontano di non ricordare il momento in cui non ci fosse in sé ansia e tensione “non ricordo di aver mai provato uno stato di calma”. E qui torniamo alle nostre due ipotesi: non lo ricordano perché nel corso della vita hanno sperimentato molto spesso tensione, tanto che il cervello ha pensato di mandare continuamente segnale di produzione del cortisolo oppure biologicamente “siamo fatti così” e non sarebbe stato possibile nulla di diverso, si sarebbe stati destinati all’ansia?
Viviamo stati di insonnia, forti emicranie, affaticamento generale, il sistema immunitario di indebolisce, reflusso gastrico, pressione alta, il cuore si affatica: tutte cause dell’iper produzione di cortisolo.
Ma come possiamo farne fronte?
Credo che quello su cui possiamo agire, su cui sicuramente abbiamo il controllo, è prenderci cura di noi oggi. Possiamo trovare il modo di rassicurarci. Dopo aver ricevuto la diagnosi, il processo di comprensione di sè e del mondo aumenta. Costruendosi un contesto di vita adeguato a sè, la calma aumenta. E così il cervello può mandare meno segnali di allerta.